Welfare e Reinserimento Lavorativo
i nostri programmi di supporto
Return to work
Il progetto Return to Work (RTW) consiste in una serie coordinata di interventi interdisciplinari, basata sull’esperienza di Riabilitazione integrata dell’Associazione Onconauti e su evidenze scientifiche preliminari (USA e Olandesi), che configurano una presa in carico continuativa “di gruppo” di 2-3 mesi, preceduta da colloqui di consulenza con il management aziendale e da una settimana di “full immersion”
In considerazione della estrema difficoltà (e spesso impossibilità) determinate dalla pandemia COVID ad effettuare interventi in presenza, il RTW “HERA” è stato concepito come intervento prettamente “da remoto”, ed è quindi inquadrabile nell’ampio settore oggi definito come “Telemedicina”, che comprende anche i programmi diretti allo stile di vita.
Gli Obiettivi del RTW
Il RTW è finalizzato a promuovere un miglioramento del benessere, dello stile di vita e della “Work Ability” dei lavoratori affetti da patologie croniche (Oncologiche e non), con un evidente impatto positivo sul loro reinserimento o mantenimento al lavoro.
I destinatari del RTW
Sono i c.d. “lavoratori fragili”, cioè affetti da patologie croniche in vario grado di compenso e di evoluzione, le quali creano una “disabilità” lavorativa di vario genere (da considerare sempre in stretta relazione con il tipo di mansione svolta).
I DETERMINANTI DELLA SALUTE
In estrema sintesi, il nostro stato di salute è determinato dai seguenti fattori
- Fattori Ambientali (Che comprendono anche l’ambiente di lavoro)
- Fattori Socio-Economici (comprendenti il grado di istruzione e le credenze)
- I comportamenti e le abitudini dello stile di vita (da vedersi sempre correlati allo status psicologico e alle condizioni relative alla sicurezza in cui opera la persona)
- I fattori Biomedici: Malattie pregresse o in atto, trattamenti medici e loro esiti, sintomi o disturbi in atto, disturbi “non trasmissibili” come obesità, ipertensione, dislipidemia, stress, ansia, o oggi più che mai patologie “trasmissibili” come le infezioni virali o batteriche.
Alla base di questi (che sono determinanti abbastanza statici), c’è la tendenza e l’attitudine del singolo individuo a prendersi cura del proprio “make up” fisico e psicologico: ecco perché il livello di adesione alle pratiche salutari, i percorsi riabilitativi e la compliance ai consigli medici sono fattori determinanti cruciali della salute, in quanto possono costituire un fattore di miglioramento dinamico dello stesso.
Ecco perché un percorso di RTW può contribuire a migliorare effettivamente il livello di benessere e facilitare il reinserimento o il mantenimento del proprio lavoro.
Il progetto Return To Work: la sperimentazione sui lavoratori fragili del gruppo Hera s.p.a
Risultati
Più in dettaglio, l’82% dei lavoratori responders ha riferito dei miglioramenti su alcune o tutte le aree specifiche. Più precisamente, il 70% miglioramenti sulla efficienza fisica, 82% sul tono dell’umore e sullo stato di distress, e 3 /20 (15%) un sensibile miglioramento dello stile di vita. Quest’ultimo è un dato importante, perchè il tasso di cambiamento dei comportamenti in seguito a contatti esclusivamente online è in genere molto basso
Studio sulle difficoltà al reinserimento lavorativo delle donne operate al seno a Bologna
Uno studio condotto dall’Azienda USL di Bologna si è concentrato sulle difficoltà che le donne operate per neoplasia mammaria affrontano nel reinserimento lavorativo. L’indagine, svolta tra il 2010 e il 2012, ha coinvolto 1578 donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni, sottoposte a interventi presso strutture sanitarie pubbliche o private accreditate. Gli obiettivi dello studio erano molteplici: analizzare il tasso di abbandono del lavoro post-intervento, valutare le difficoltà nel rientro lavorativo in relazione a problematiche fisiche, psicologiche e relazionali, e identificare eventuali indicatori predittivi di reinserimento problematico. L’indagine ha rivelato che quasi il 50% delle donne ha riscontrato difficoltà nel tornare al lavoro, con alcune che hanno subito il licenziamento o hanno scelto di dimettersi per motivi di salute o personali. Le principali problematiche sono state collegate alla stanchezza fisica, agli effetti delle terapie post-operatorie e a questioni psicologiche, come l’ansia e la depressione. Il report sottolinea inoltre l’importanza di percorsi di supporto personalizzati, tra cui trattamenti riabilitativi e psicologici, per facilitare il rientro in un ambiente lavorativo spesso caratterizzato da difficoltà di relazione e mancanza di adattamenti adeguati.
Cancer Prevention at Work
La prevenzione oncologica attraverso la sorveglianza sanitaria in ambito lavorativo.
Le infezioni croniche sono una delle cause principali di sviluppo di tumori nell’uomo e, a livello globale, si stima che siano responsabili del 13% dei casi di cancro. In particolare, tre patogeni giocano un ruolo rilevante: l’Helicobacter pylori (Hp), il virus dell’epatite C (HCV) e il Papilloma Virus Umano (HPV), che insieme sono collegati al 75% dei tumori di origine infettiva. La diagnosi tempestiva e il trattamento adeguato di queste infezioni sono fondamentali per ridurre l’incidenza delle patologie tumorali a esse correlate.
Il progetto “Cancer Prevention at Work” è stato ideato per promuovere e implementare strategie di prevenzione contro i tumori correlati a infezioni, inclusi quelli associati a Hp, HCV e HPV, attraverso l’inserimento di misure preventive nei programmi di sorveglianza sanitaria sui luoghi di lavoro. Finanziato dall’Unione Europea, il progetto sottolinea l’importanza dei controlli medici periodici sul lavoro come strumento cruciale per la prevenzione oncologica, avvalendosi di un approccio proattivo.
L’iniziativa mira a valutare l’efficacia e la sostenibilità economica di tali pratiche innovative, attraverso interventi sperimentali rivolti a gruppi di lavoratori provenienti da vari Paesi europei. Il progetto intende verificare la fattibilità di protocolli di screening per infezioni oncogene in ambito lavorativo. La ricerca coinvolge sette centri dislocati in quattro nazioni europee. In particolare, a Bologna, gli interventi sono focalizzati sullo screening per l’Helicobacter pylori, associato al cancro gastrico, e per l’epatite C, legata al tumore epatico.
Uno degli obiettivi principali dello studio è identificare la prevalenza di queste infezioni tra i lavoratori, valutando al contempo l’esistenza di possibili fattori di rischio legati all’ambiente di lavoro o alle abitudini di vita. Inoltre, il progetto intende misurare l’efficacia e il grado di accettazione di questo protocollo di screening da parte dei partecipanti. I dati raccolti contribuiranno anche a stimare i costi e l’efficacia complessiva degli interventi, con l’obiettivo di integrare queste pratiche preventive nella routine sanitaria e determinare quanti casi di tumore potrebbero essere evitati grazie agli screening proposti.
Per il raggiungimento di tali obiettivi, i ricercatori coinvolti nel progetto analizzeranno dati sociodemografici, clinici e relativi ai fattori di rischio per le infezioni studiate. Tali dati verranno raccolti tramite questionari e analisi di laboratorio sui partecipanti, che includeranno campioni di feci o sangue per l’Helicobacter pylori e campioni di sangue per l’HCV. Saranno inoltre monitorati i percorsi diagnostici e terapeutici dei soggetti risultati positivi a sei mesi dalla diagnosi, oltre a raccogliere le opinioni dei partecipanti in merito alla loro soddisfazione per l’approccio utilizzato nello studio.
Impatti legali e finanziari del tumore
Il tumore ha implicazioni legali e finanziarie significative che coinvolgono sia la sfera lavorativa che quella personale del paziente. Dal punto di vista legale, in Italia esistono numerose disposizioni che tutelano i lavoratori affetti da patologie oncologiche, al fine di garantire il rispetto dei loro diritti e facilitare il mantenimento del loro impiego, nonostante le difficoltà fisiche e psicologiche derivanti dalla malattia e dalle terapie. Tra le principali tutele previste, spicca il prolungamento del periodo di comporto, ossia il periodo durante il quale il lavoratore malato ha diritto alla conservazione del posto di lavoro. Questo viene esteso per i pazienti affetti da malattie di rilevante gravità, come il tumore. È importante sottolineare che, in tale contesto, i giorni di malattia legati alla patologia oncologica, così come i giorni di degenza ospedaliera e quelli dedicati a terapie salvavita, sono esclusi dal calcolo complessivo delle assenze per malattia, prolungando ulteriormente il periodo di comporto.
Inoltre, i lavoratori oncologici possono beneficiare di un congedo retribuito di 30 giorni all’anno se presentano un’invalidità superiore al 50% e necessitano di cure continue. Questo tipo di congedo rappresenta una forma di supporto economico fondamentale per quei pazienti che, a causa della malattia, non riescono a mantenere la propria produttività lavorativa su base regolare. Accanto al congedo retribuito, la Legge 104/92 prevede ulteriori permessi retribuiti per assistere i malati gravi o per agevolare i lavoratori stessi affetti da patologie gravi. La legge offre anche l’opportunità di essere assegnati a una sede di lavoro più vicina alla propria abitazione o, in alcuni casi, di accedere al telelavoro. In alternativa, è possibile richiedere periodi di aspettativa non retribuita, qualora il lavoratore necessiti di un tempo maggiore per il recupero.
Il ritorno al lavoro dopo la malattia oncologica è spesso un momento particolarmente delicato. La patologia stessa, insieme alle terapie invasive (come la chemioterapia o la radioterapia), può lasciare il paziente in uno stato di fragilità fisica e psicologica, caratterizzato da una persistente stanchezza, dolori diffusi e problemi di concentrazione. In molti casi, al momento del rientro, viene effettuata una visita di idoneità lavorativa per valutare se il paziente è in grado di riprendere le sue mansioni o se necessiti di particolari adattamenti. Questi adattamenti possono includere la riduzione dell’orario di lavoro (ad esempio attraverso un contratto part-time), la flessibilità negli orari, la riduzione dei ritmi lavorativi o, in alcuni casi, il cambiamento di mansione per limitare lo sforzo fisico o mentale richiesto. Tali misure sono fondamentali per permettere al lavoratore di reintegrarsi progressivamente e in modo sostenibile.
Dal punto di vista finanziario, l’impatto del tumore può essere altrettanto devastante. L’interruzione o la riduzione dell’attività lavorativa durante la malattia influisce direttamente sul reddito del paziente e della sua famiglia. Infatti, anche se le leggi italiane offrono protezioni contro il licenziamento ingiustificato, non è raro che molti pazienti si trovino a dover lasciare volontariamente il lavoro, magari per difficoltà nel conciliare le terapie con le esigenze lavorative. Alcuni optano per il prepensionamento o l’aspettativa, ma ciò può ridurre significativamente le loro entrate economiche. Le statistiche mostrano che un 6,9% delle donne operate tra il 2010 e il 2012 non ha ripreso il lavoro dopo l’intervento, con una serie di motivi che spaziano dal pensionamento anticipato al licenziamento volontario o all’impossibilità di proseguire l’attività lavorativa a causa delle condizioni di salute.
A tutto questo si aggiungono i costi diretti e indiretti della malattia, che includono le spese mediche non coperte dal sistema sanitario, le terapie private, l’assistenza domiciliare e, in alcuni casi, la necessità di assumere personale di supporto per le cure quotidiane. Inoltre, la presenza di limitazioni fisiche e psicologiche al rientro al lavoro può ridurre ulteriormente la capacità produttiva del lavoratore, portando a una diminuzione delle opportunità di crescita professionale o di avanzamento di carriera. La persistenza di problemi di salute al rientro è significativa: circa il 73% delle pazienti riporta disturbi fisici, mentre il 49% soffre di problemi psicologici, come ansia, stress o depressione. Questi sintomi non solo rallentano il ritorno alla normalità, ma rappresentano anche un ulteriore ostacolo economico per chi cerca di mantenere la propria occupazione.
In sintesi, l’esperienza del tumore genera un impatto profondo sia a livello legale, con l’applicazione di specifiche tutele lavorative, sia a livello finanziario, a causa della perdita di reddito e degli elevati costi connessi alle cure e al supporto necessario durante e dopo la malattia.
Campagna di prevenzione in azienda
Screening medico aziendale: salute personalizzata e prevenzione attiva
Nel contesto lavorativo odierno, la salute dei dipendenti è un fattore cruciale che influisce non solo sul benessere individuale, ma anche sulla produttività aziendale. La nostra associazione, impegnata nella prevenzione e nel promuovere la salute, è lieta di offrire un servizio esclusivo di screening medico aziendale, progettato per adattarsi specificamente alle diverse esigenze di uomini e donne, con pacchetti personalizzati per diverse fasce d’età.
Perché un programma di screening differenziato?
Riconoscendo che i rischi per la salute possono variare significativamente in base al sesso e all’età, abbiamo sviluppato pacchetti di screening che rispondono in modo mirato alle necessità specifiche di ogni gruppo. Questi controlli preventivi sono fondamentali per individuare precocemente eventuali condizioni di salute che potrebbero sfociare in malattie gravi, consentendo interventi tempestivi e più efficaci.
Vantaggi per la Vostra Azienda:
Implementare un programma di screening medico personalizzato non solo aumenta la consapevolezza sulla salute tra i dipendenti, ma dimostra anche l’impegno dell’azienda nel garantire un ambiente di lavoro salutare e supportivo. Questo può tradursi in una riduzione dell’assenteismo, un incremento della produttività e una maggiore soddisfazione e lealtà dei dipendenti.
Invitiamo le aziende a contattarci per discutere come possiamo aiutare a personalizzare ulteriormente i pacchetti di screening in base alle specifiche esigenze del vostro team e integrare il nostro programma nel vostro piano di benessere aziendale.